Urbanistica per la Comunità
#urbanisticaperlacomunità: la nostra visione della città.

Una delle responsabilità amministrative più importanti di un Comune è quella del “governo del territorio” che, per la nostra Città sembra proprio diventata un’urgenza.
Nel tempo, con un atteggiamento legato alle richieste e alle contingenze amministrative, il nostro PRG è giunto alla sua completa esecuzione (o quasi…) ed è necessario, per il suo sviluppo, iniziare a ripensare la città per il futuro.
Dallo “stato di fatto” della Città, guardare alle esigenze e alle opportunità che si possono prevedere e cercare di capire in che modo le si possono declinare in un disegno complessivo che possa portare a una evidente “rigenerazione urbana”. Nulla che stravolga il volto di Omegna, ma precise intenzioni che preservino il territorio della Città, tutelino le aree di pregio e valorizzino il patrimonio ambientale, paesaggistico e naturale.
Uno slogan-programma per anni è stato: “Costruire sul costruito”, ossia non cementificare più aree di territorio, ma recuperare le cubature esistenti con una attenta politica di sviluppo.
Il Piano Regolatore Generale deve diventare un Piano di Sviluppo Urbanistico e non solo il documento che certifichi il recepimento di interessi privati a fronte di qualche (minimo) vantaggio per la collettività, per l’interesse pubblico. È finito il tempo della cementificazione scriteriata, con canoni estetici discutibili nei disegni architettonici e l’occupazione di aree di pregio turistico e paesaggistico, occorre rimettere al centro il “bene comune” di avere una città bella e armonica nelle scelte estetico costruttive.
Tranne rari esempi, la nostra città ha un patrimonio architettonico di bassa qualità estetica e, spesso, i peggiori esempi sono in zone ed aree che potrebbero avere un grande valore paesaggistico (fronte lago, ingressi della città, etc.) ma che, dalla loro edificazione, è forse perduto per sempre.
Da una “urbanistica per l’edilizia” bisogna passare a una “urbanistica per la comunità” e quindi avere il coraggio, non solo di tassare le aree dismesse (con risibili speranze di riscossione), ma di renderle fruibili per la città.
Perché non creare le condizioni per una restituzione alla città, un risarcimento per quanto perduto, attraverso la fruizione di grandi aree verdi oggi precluse?
Pensiamo all’area ex Girmi o alla grande area di Agrano a ridosso del centro storico della frazione: spazi enormi oggi abbandonati, inaccessibili alla frequentazione pubblica, che giacciono inutilizzati in luoghi di pregio. Aree verdi che, in attesa di cessione da parte dei proprietari (privati o curatori che siano) possono diventare luoghi della comunità. Nel piccolo, “Parco Lamberto” (nato sulle macerie di Villa Triste) è un esempio di restituzione e di rammendo di porzioni degradate della città tornate ad essere fruibili e gradevoli.
Dato che la qualità del costruito non è indifferente alla formazione dell’identità e del percepito dei visitatori di una località che vuole avere nel turismo una delle sue leve economiche, è senz’altro necessario essere più attenti alla qualità della progettazione e dei progetti di recupero. Qui abbiamo l’esempio positivo dell’area ex Canottieri, oggi struttura di eccellenza del nostro lungolago.
Un progetto che potrebbe essere ripreso perché avrebbe senz’altro un riflesso nella fruizione della città, quindi nella visione della comunità, è il recupero della ex sede della Lagostina a Crusinallo come luogo di accentramento di uffici comunali interni e per ospitare una casa degli sport e/o una casa del terzo settore. Un investimento che razionalizzerebbe ulteriormente la qualità amministrativa di Omegna e risponderebbe alle esigenze del mondo delle associazioni.
Cambiare la visione della Città di Omegna significa pensare alle sette frazioni con una visione davvero di unità nella specificità, quindi ad integrazioni e sinergie con una valorizzazione dei percorsi. Per fare questo, spesso basta solo dare evidenza a quanto già fatto nei quartieri.
Omegna è Green: pur con il suo prezioso ed importante passato industriale, è una città verde per eccellenza e su questo importante aspetto si deve investire con un progetto più incisivo di cura della qualità del verde, non solo delle aree pubbliche, ma coinvolgendo anche i privati.
Urbanistica per la comunità significa avere una visione ampia e condivisa, non superficiale e legata a soli interessi economici, ma davvero orientata al bene comune.